C’era una volta un bambino…

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Eravamo piccoli, chi bambino e adolescente, magari dimenticavamo di fare i compiti o facevamo finta di non sapere ci fosse il catechismo, ma che la domenica pomeriggio non ci saremmo mai dimenticati della Sorianese.
L’emozione iniziava già dal parcheggio, quando scendendo dalla macchina si puteva già sentire la musica provenire dal campo. Bisognava parlare ad alta voce, il vociferare in tribuna copriva qualsiasi altro suono o rumore attorno. C’era chi già era entrato per prendere i posti su in alto dove arrivava l’ombra dei pini, quei pini che sembravano soldati vegliare sull’incontro che stava per iniziare e che ti riparavano, manco troppo, dalla pioggia fredda invernale.
L’ingresso al cancello del campo poi, che emozione, una sensazione che vista dalla prospettiva di un bambino, dal basso verso l’alto, era ancora più amplificata. Il cuore a tremila, le voci dei giocatori che provenivano dal corridoio al di là del muro, le grida di incitamento, lo schioccare delle mani di chi si dava il cinque… è ora, si comincia, la Sorianese entra in campo. Parte l’Inno, i diffusori non hanno un audio degno dell’Olimpico, la musica gracchia un pò, ma quelle note e quelle parole ti entravano dentro, non riuscivi a non canticchiarle ” La Sorianese è sempre la più forte” “Sorianese alè facci sognare, sei gagliarda” viene la pelle d’oca anche a riscriverli questi versi, cantati da un bambino che ormai è adulto. Il cuore sale in gola, un brivido ti attraversa il corpo, gli occhi si gonfiano.
Oggi quel bambino che guardava da fuori la Sorianese vive dal campo quelle stesse emozioni, veste una maglia con lo stemma della Sorianese ed ogni dannata domenica si emoziona a guardare le tribune del Celso Perugini. Al suo posto oggi, seppur non ci siano più i pini, c’è un bambino che sta vivendo la sua stessa storia ❤